giovedì 30 marzo 2017

Imprinting

Il “Vico 12 del Sole” è uno dei tanti vicoli di Monteroduni (IS), un piccolo borgo molisano, le cui origini sono molto antiche. [...]  L’edificio in cui ci “intrufolavamo” all’epoca era in disuso. Nel cinquecento era stata la sede episcopale del Vescovo d’Isernia, poi trasformata in caserma ma oggi sono case private.  Al suo interno c’era una corte con un antico pozzo che collegava il vicolo con l’anello stradale esterno. Si entrava dalla fessura di un vecchio portone e dopo aver superato dei gradini molto alti e pericolanti, ci si ritrovava in un mondo in pietra. (Annalisa Farano)



Il casale era a cavallo di un salto di quota risolto, e sotto i due piani di appartamenti (dove vivevano gli zii, i nonni ed i cugini), C’erano tre garage ed una cantina, che si aprivano su di un grande piazzale. L’edificio era circondato completamente da dei giardini che mi piaceva molto percorrere. Del piazzale invece ricordo che aveva una bellissima vista, un grande giardino con una palma, e dei cespugli di rose colorate a cui mio zio teneva tanto. In mezzo, c’era un pozzo in mattoni di tufo, con degli archi in ferro, dipinti a strati e con qualche segno di ruggine. (Pietro Fiori)



Innanzitutto è doveroso parlare del rapporto duale tra uomo e natura nella mia terra, quest'ultima certamente protagonista: basti pensare alla ricchezza d'acqua (L'Aquila è attraversata da ben tre corsi d'acqua, il fiume Aterno e i torrenti Raio e Vetoio), di boschi e sopratutto di pascoli.[...] La natura che, con la nascita della città dell'Aquila, avvenuta nel XIII secolo, è diventata un magnifico "fondale" teatrale, con il quale gli abitanti, i governanti e anche gli architetti, hanno sempre conservato uno stretto legame. [...] Questo modello tipologico della "chiesa parrocchiale+piazza+fontana pubblica" ripetuto sistematicamente nel concetto che quasi ricorda una catena di montaggio industriale, ma inserendo di volta in volta varianti architettoniche e relazionandosi in maniera diversa con l'ambiente e il luogo in modo tale da garantire una riconoscibilità ad ogni "quinta" urbana. (Alberto Leone)



Prima di tutto vorrei parlare un po’ di Riace. È un paese davvero, davvero piccolo, di quelli di cui si dice che trovi solo qualche vecchietta e i gatti in giro per le strade. Forse è più famoso di altri per via della scoperta dei famosi “Bronzi” di qualche decennio fa.[...]Riace è un paese in rinascita. Si riempie di colori e di luce, di profumi e di risate di bambini che giocano per le vie scoscese. Le vecchie abitazioni diroccate e ricoperte dal verde sono fonte di ispirazione per gli artisti che ogni estate vengono ad arricchirlo ogni volta di più e le vecchie botteghe artigianali sono state riaperte o riadibite a laboratori." (Lucia Gervasi)



Sarteano: un piccolissimo borgo medievale  in provincia di Siena caratterizzato da un castello che ne domina la figura sulla collina. [...]Via di Fuori (il nome della via che taglia il paese) e Piazza XXIV Giugno sanciscono realmente il confine di dove siano arrivati i tempi moderni, infatti dalla piazza partono vicoli strettissimi con palazzi arroccati che creano vere e proprie fessure in cui si cammina in non più di due persone affiancate. Questo scenario dà l'idea di un insieme di volumi molto diversi che devono convivere e si stringono fra loro come se questi volumi rampassero verso una ideale cima.  (Luca Valerio Giordano)



I luoghi che per me sono stati “impressionanti” sono quelli circostanti il mio paesino di origine, Roccasecca, in provincia di Frosinone. Quella Roccasecca forse nota a qualcuno per il film in cui Totò durante un comizio urlava:”Vota Antonio, Vota Antonio!” [...] Mi dividevo allora (avevo appena iniziato ad andare in bici senza rotelle), tra l’esplorazione di campagne pianeggianti oppure di zone collinari, finché un bel giorno mi ritrovai al punto di confluenza delle due zone dove succedeva qualcosa di incredibile per il “me” di allora, la terra si apriva in due e mi ritrovavo inghiottito dalle “Gole del Melfa”[...] non c’era mai una linea specifica di separazione ma tutto si mescolava in maniera fluida come pennellate di un quadro espressionista. [...] una continuità di atmosfere che difficilmente vorrò dimenticare. (Gianmarco Forlini)



Il luogo del mio imprinting è casa mia [...] è risultato non proprio dalla casa in se, quanto dal rapporto che la casa ha, o forse è meglio dire aveva, con l'intorno. Consideriamo ora la casa come sineddoche. [...] Era una delle poche casette disperse per quella via considerata campagna, era infatti contornata da arance, ulivi, una marea di campi incolti e il nostro orto, correvo per le stradine che erano solo terra battuta, i fossi, le rane, e le cadute con la bici, le pozzanghere e tornare fradicia e i pomeriggi a piantare i semini, ad innaffiare i germogli e a raccogliere le fragole. E poi nel giro di dieci anni il cappio si è stretto anche attorno alla mia casina, palazzine come funghi [...] il tutto a discapito del verde e dei campi coltivati [...] facendomi percepire come la terra fagocitata dal terribile uomo grida alla rivalsa. Un grido che è rimasto impresso. (Claudia Fiorillo)



Forse non riesco ad identificare un luogo particolare a cui ricondurre tutto, ma ho avuto ben chiara una sensazione che ho provato, e che tutt'ora provo. La libertà. E’ nei luoghi in cui mi sono sentita libera [...] E pensando a tutto questo [...] sono riuscita ad identificare tre luoghi, con cui ho avuto quello che identifico con l’imprinting: casa di mia nonna, la mia palestra, e il mare. [...] credo fermamente di essere, anche come persona, una “mixitè” di questi luoghi, profumi, colori ed emozioni. Della casa di mia nonna [...] Ricordo la forte presenza di legno in quella casa, le porte, gli arredi, che mi dava un senso di calore [...] Della mia palestra posso dire di ricordare, sopra ogni cosa, l’odore. L’odore del parquet, l’odore dei palloni, cuoio e legno, odore di consumato, vissuto, di quello che amo e che amo fare. [...] E se penso al mare la mia mente vola subito in Sardegna, in una spiaggia chiamata Deserto di Piscinas [...] Di questa spiaggia ricordo, oltre la sabbia e il colore cristallino del mare, lo stupore. [...] Ho amato questa sensazione dalla prima volta [...] Ed ogni volta che provo uno stupore forte la mia mente torna a quel momento, e a quell’odore. (Mara Fiore)



Casalbuono: Questo posto non è soltanto il mio luogo della memoria [...] ma è anche il mio rifugio. Ho la certezza di avere un posto in cui posso scappare dalla vita caotica e stressante della città, un luogo di pace, relax e soprattutto amore. [...] Ho trascorso gran parte della mia infanzia tra le strade e le piazze del centro storico [...] riesco ad immaginare ancora quei bambini che giocavano felici e spensierati per strada fino al calar del sole (Vanda Ferraro)



Quello di cui voglio parlare è un paesino vicino Reggio Calabria (la mia città), sulla costa jonica, qualche chilometro prima dell’ospedale in cui sono nata, la frazione di Bocale I. [...] Infondo ai viali degli agrumi c’era una porticina e il passaggio per il mare, i binari della stazione, attraversare il tunnel era come varcare la soglia di un altro mondo: quello della spiaggia [...] La poesia di quel luogo “bastardo”, selvaggio, era fortissima, e lo è tutt’oggi, ma in maniera diversa [...] Ma c'è un altro luogo di cui vorrei parlare, che fa parte del mio imprinting: Zobeide. [...] Ho imparato che a Zobeide si entra alla ricerca di un sogno [...] ma una volta uscita mi fu subito chiaro il suo insegnamento!
Perché alla fine "di una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda".
La bellezza di una città per chi la vive tutti i giorni scompare, ci si dimentica del perché della disposizione dei percorsi, delle mura o degli spazi, ci si dimentica di quel sogno. Chi arriva, inseguendo il suo di sogno, la modifica [...] ciò che resta è una città e il suo mutamento (Maria Chiara Libertucci)



Ragiona sui numerosi trasferimenti che ha dovuto affrontare dal periodo della sua infanzia fino all'età più adulta, riflettendo su come il passaggio nelle diverse città e nei diversi appartamenti coincidesse con una sempre meno attenzione alla dimensione sociale ed al calore tra gli inquilini. Ricorda l'atmosfera accogliente in Busan, le persone che in estate mangiavano le angurie lungo la strada ed il fiume che scorreva vicino
- vai al suo post per leggere il testo in inglese e coreano (Seonghwan Lee)



Sono sempre stata affascinata dai paesaggi, dalle lunghe distese di vegetazione spontanea [...] ma una cosa più di tutte mi emozionava, mi lasciava affascinata e incuriosita, ovvero i giochi di Luci e Ombre che si generano tra le foglie degli arbusti imponenti [...] Iniziavo questi percorsi tra i boschi, tra la vegetazione e man mano che proseguivo ero sempre più incuriosita nel guardare in alto, nello scovare un raggio tra gli arbusti piuttosto che un altro, cercando di capire che differenza potessero avere [...] Cercavo di captare tutti i giochi di luce durante queste gite, ed oggi mi ritrovo a fare lo stesso nel quotidiano  (Federica Feudi)




Rispondere a questa domanda non è stato facile, né ha richiesto poco tempo, ma d’altronde è la prima volta che mi è stata posta. Mi sono interrogato a lungo cercando di ricordare praticamente tutta la mia vita. [...] Ed è stato proprio in questo momento creativo, tra una storia inventata e l’altra che ho capito quale è il luogo del mio imprinting. [...] Innanzitutto non è un luogo...è piuttosto un'atmosfera... (Giacomo Guadagni)



Il mio luogo d’imprinting è quella che io chiamo la Casa delle Scale. [...] Un intreccio continuo di scalinate dove si vede l’inizio ma non sembra mai arrivare una fine. [...] I miei occhi, e il mio cuore da bambina, le rendevano misteriose e proprietà di qualche essere stregato, o comunque spaventoso. [...] Avete presente il quadro di Escher con le scale che salgono, scendono, si ribaltano e alla gente sembra non importare nulla e continua a fare quello che stava facendo? Ecco, pensando alla Casa delle Scale è inevitabile l’associazione a quest’opera, e viceversa. Verso i 13/14 anni quando ho conosciuto la litografia, è stato come scoprire di prevedere il futuro [...] (Ludovica Gentili)



Il mio luogo dell’imprinting si chiama Campacci di Marmore. Nome alquanto strano, si direbbe dispregiativo, sarà che noi ternani abbiamo una certa propensione all’appellare ironicamente luoghi di cui, segretamente, andiamo infinitamente fieri. [...]  In realtà i Campacci sono il luogo, ma l'imprinting vero e proprio è dato da una sistemica composizione degli elementi che gli appartengono.  E’ un posto tanto incredibile quanto difficile da comunicare, solo le componenti emozionali possono tentare di rendergli giustizia. [...] Sono convinto che l’aver vissuto a 360 gradi questo piccolo grande mondo sia sufficiente per poter affermare che ha improntato in me qualcosa, una forma identitaria che con orgoglio porto in me. (Marco Lattaro)



Era una casetta piccola, tegole rosse, pareti bianche con di fronte un giardino e un pozzo con un piccolo ulivo confinante la recinzione. La domenica per me ha un ricordo che, fortunatamente, è ancora il mio presente. [...] Il tempo passa e ogni cosa si trasforma, [...] alla fine non c'è più o resiste, come l'albero d'ulivo che ancora dopo vent'anni è lì al suo posto [...], ancora lì come tutta la mia famiglia che, giorno dopo giorno, rinnova un legame stretto da sempre... (Matteo Germani)



"Il 31 ottobre del 2002 ero in classe con i miei compagni, in quarta elementare. [...] Avevamo fatto così tante prove d’evacuazione per il terremoto, ma in nessuna di esse la terra tremò davvero sotto i piedi. [...] Ricordo la mia compagna di banco che mi strinse il braccio mentre qualcun’altro urlava ‘tutti sotto i banchi!’. M’infilai sotto quel banco, non c’era nessun’altro a farmi compagnia. Eravamo soltanto io e la speranza che tutto finisse subito, io e la consapevolezza che non sempre c’è qualcuno lì pronto a difenderti anche se si hanno solo 8 anni. 15 anni fa immaginavo di poter salvare i bimbi costruendo tanti tavoli di ferro che ti proteggono dalle macerie [...] ma dopo qualche anno, crescendo, ho capito che il mio obiettivo non voleva essere fare il medico per trovare una soluzione a fatto accaduto, ma l’architetto per prevenire che il fatto accadesse.
Così facendo, da allora, iniziai a passare i pomeriggi nella bottega di mio nonno: ritagliavamo dei pezzi di compensato per unirli, montarli, assemblarli (Michela Fanelli)


Io vivo a Maiorca e per me tutta Maiorca è speciale, ma se devo scegliere un luogo specifico, scelgo “ses voltes”. Ses voltes è un spazio tra muri a Palma, si trova tra il Paro del Mare e La Seu (il duomo di Palma). Fu restaurato circa venti anni fa e, da spazio perduto che era, è diventato uno degli spazi più dinamici della città [...] I suoi colori hanno richiamato la mia attenzione di bambino, quando avevo solo 5 anni. Colori che erano legati ai teatri, ai concerti e anche allo sport [...]
È uno spazio che non può essere considerato nè aperto nè chiuso, semplicemente è un luogo speciale, uno spazio tra virgolette nella città  (Jordi Palou)


Quando sono arrivato con la macchina al luogo per prima volta, cominciava a piovere e il cielo era grigio [...] era una guida al Cimitero di Igualada (Barcellona) [...] quello spazio aveva uno stato di silenzio e solitudine che soltanto i luoghi molto antichi possono trasmettere. [...] In comunione con il cielo, gli elementi architettonici, lapidei e bagnati per la pioggia conferivano una aura grigia a questo luogo. [...] Non era un cimitero nuovo, era una rovina nuova. [...] questo luogo, una costruzione che mi ha fatto emozionare veramente, e si ha fatto pensare a come l'architettura può colpire tanto l'anima. (Guillem Oro)